Tu sei il tuo specchio, tutto parte dal tuo centro
Fabiana Cassani
9/23/2025


Quando la vita ci mette alla prova, quando qualcosa non va come avevamo immaginato o quando un rapporto si spezza, la prima reazione che spesso abbiamo è cercare spiegazioni all’esterno. Ci guardiamo intorno, ci sentiamo confusi, indifesi in un labirinto di emozioni contrastanti. Le domande che emergono nella mente sembrano un eco senza sosta:
“Perché a me?”
“Perché devo continuare a soffrire?”
“La vita ce l’ha con me?”
In quei momenti la nostra mente diventa il giudice più severo e noi siamo pronti a somministrarci giudizi altrettanto pesanti:
“Sono sbagliato”, “Sono sfortunato”, “Gli altri sono felici e io no”.
Questi pensieri prendono il sopravvento, insieme a emozioni molto intense come rabbia, tristezza, paura e dolore. E ci colpiscono proprio quando siamo più vulnerabili, quando la ferita è ancora aperta e fa male.
Eppure, proprio in quella massima vulnerabiltà, si nasconde una meravigliosa opportunità.
Il meccanismo di difesa della mente
Davanti al dolore, la nostra mente, cerca spiegazioni immediate: è un meccanismo di difesa, un tentativo di protezione. Etichettiamo ciò che proviamo per renderlo più sopportabile: “È colpa di quella persona”, “Non doveva succedere”, “Io non valgo abbastanza”.
Ma in realtà, questo ci allontana dal vero centro: noi stessi. Spostiamo continuamente l’attenzione al di fuori, senza nemmeno renderci conto che così facendo stiamo solo trovando altre motivazioni per buttarci ancora più a terra e a farci sentire ancora più turbati e disorientati.
La sofferenza come un ponte tra te e il tuo cuore
Nessuno ama soffrire. Eppure, le situazioni che ci mettono in difficoltà sono come specchi che ci invitano a rallentare, a fermarci, a osservare.
Ogni emozione porta con sé un messaggio:
La tristezza ci invita a riconoscere cosa abbiamo perso e di cosa abbiamo bisogno per sentirci di nuovo interi.
La rabbia ci mostra dove sentiamo che i nostri confini sono stati violati o dove non ci siamo rispettati.
La paura ci segnala che stiamo entrando in territori sconosciuti, chiedendoci di portare attenzione e presenza.
Il rifiuto ci fa toccare con mano le nostre parti più sensibili, quelle che chiedono accoglienza e amore.
Impariamo a connetterci con le nostre emozioni e con il nostro corpo, loro sono i nostri migliori alleati quando sentiamo che ci stiamo allontanando dalla nostra vera essenza.
L’arte dell’osservazione interiore
Come facciamo, dunque, ad osservare senza emettere alcun tipo di giudizio?
Come facciamo a connetterci con la parte più pura e profonda di noi?
Ti propongo di fare una semplice meditazione.
Prova a sederti o sdraiarti in un luogo tranquillo, chiudi gli occhi e fai 3 respiri lunghi e profondi sentendo l'aria che entra ed esce dai polmoni, se vuoi, poggia le mani sul tuo cuore.
Ora ascoltati e se senti una zona specifica del tuo corpo che richiede la tua attenzione, prova a chiederle:
Caro cuore, caro petto, cara pancia, caro stomaco... come ti senti? come stai?
Continua e ora chiedi: "Quale emozioni sento in questo momento?"
Ascolta le risposte che arrivano senza giudicare e senza cercare di reprimerle, lascia fluire
Fai questa pratica ogni volta che ne senti il bisogno, ogni momento che senti l'esigena di fare chiarezza, di fermarti, di respirare in modo più consapevole e presente.
Vedrai che, le emozioni, diventerenno le tua guida e non delle nemiche da combattare a tutti i costi.
Il tuo centro, la tua forza
Il nostro centro non è qualcosa di lontano o che richieda tempo per essere raggiunto, ma la parte più vera di noi. È lì che possiamo fermarci, fare silenzio e riconoscere ciò che sentiamo senza doverlo etichettare o giudicare. Quando smettiamo di inseguire spiegazioni all’esterno, scopriamo che le emozioni non sono ostacoli, ma linguaggi sottili che ci parlano di ciò che davvero conta.
In quel punto di equilibrio, la tristezza apre le porte a una comprensione più profonda, la rabbia diventa forza creativa, la paura si trasforma in guida attenta, il rifiuto in possibilità di accogliere parti di noi che avevamo escluso.
Ogni emozione, anche quella che sembra la più difficile, contiene un segno di trasformazione che aspetta solo di essere riconosciuto. Oggi ti voglio salutare con una domanda:
Quanto sei disposto ad ascoltare davvero ciò che nasce dentro di te?
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Alla prossima,
Con Affetto Fabiana 🥰
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